| Sheil@ |
| | Dopo secoli in cui si era completamente taciuto su questa manifestazione di affetto, lo stesso Giotto ci ha lasciato la rappresentazione di un bacio d'amore tenerissimo, quello tra Anna e Gioacchino, i genitori di Maria. Non un bacio di passione, ma un segno di comunione fisica e spirituale, simbolo di santità. Giotto, Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro, 1303-05 circa, Padova, Cappella degli Scrovegni.
Secondo gli antropologi, l'origine del bacio si perde nella Preistoria, quando le mamme masticavano il cibo e lo passavano, da bocca a bocca, ai loro figlioletti. E questa pratica è andata avanti per milioni di anni. Per cui il bacio non sarebbe altro che il recupero delle stesse emozioni di piacere, gratificazione e fiducia di quell'esperienza ancestrale di nutrizione bocca a bocca, oltreché strumento di consolidamento del legame affettivo. Esso si manifesta in egual maniera in tutte le culture ad eccezione degli eschimesi e dei pigmei che si strofinano vicendevolmente i nasi. Il bacio ha avuto nella storia e continua ad avere in certe culture anche delle funzioni socio-politiche (ad esempio nella Firenze del Trecento, la pace tra fazioni diverse era suggellata da un bacio sulla bocca tra i rispettivi capi), ma noi ci occupiamo del bacio d'amore. Una delle rappresentazioni più antiche è quella riprodotta in un affresco degli scavi di Pompei.
Come il precedente, anche questo affresco di epoca romana esprime una forte sensualità. E' custodito nel cosiddetto Gabinetto Segreto, una sezione del Museo archeologico nazionale di Napoli, che raccoglie unicamente reperti a sfondo erotico e sessuale, rinvenuti dagli scavi di Pompei ed Ercolano, e "censurati" dai Sovrani Borbonici in queste sale riservate del Museo. Gli antichi romani avevano tre diversi termini per indicare il bacio: l’osculum rappresentava il rispetto che doveva caratterizzare l’amore filiale (in epoca medievale indicherà il bacio che suggellava l'investitura feudale), il basium indicava affetto ed era usato per le mogli, il savium era espressione di bramosia sessuale e si scambiava con le prostitute.
Per secoli, lungo tutto il Medioevo, l'unico bacio a cui si diede rappresentazione visiva fu quello di Giuda. Il tragico bacio da cui ha inizio la liturgia Pasquale. Il bacio dunque come simbolo di tradimento e di peccato. In questa opera si può ammirare la modernità della pittura di Giotto, che con l'uso delle linee di forza, dei colori e contrapponendo l'intensità e la fissità dello sguardo tra Cristo e Giuda all'agitazione frenetica della folla di armati intorno, è riuscito a costruire una scena di grande drammaticità. Il Bacio di Giuda (o Cattura di Cristo) è un affresco di Giotto, databile al 1303-1305 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova.
Dopo secoli in cui si era completamente taciuto su questa manifestazione di affetto, lo stesso Giotto ci ha lasciato la rappresentazione di un bacio d'amore tenerissimo, quello tra Anna e Gioacchino, i genitori di Maria. Non un bacio di passione, ma un segno di comunione fisica e spirituale, simbolo di santità.
Nel frattempo c'è stato il Dolce Stil Novo, e poi Dante, Petrarca e i poeti di corte hanno fatto dell'amore un nobile soggetto dei loro componimenti. Nella Divina Commedia, con il verso "la bocca mi baciò tutto tremante" Dante descrive un bacio nello stesso tempo ardente e proibito: quello tra Paolo e Francesca. La passione condanna i due amanti adulteri nel cerchio dei lussuriosi; ma non biasimo, sebbene tanta pietà emana dai versi del Sommo Poeta. Nell'Ottocento moltissime furono le opere pittoriche ispirate a questa storia tragica. Ne vediamo qualcuna. Si noti che in tutte e 3 è presente il libro "galeotto". Jean-Auguste-Dominique Ingres, Paolo e Francesca, 1919. Dante Gabriel Rossetti, Paolo e Francesca da Rimini, 1867. Amos Cassioli, Paolo e Francesca, 1870.
Il Roman de la Rose (in italiano Romanzo della Rosa) è un poema allegorico, scritto da due diversi autori, Guillaume de Lorris e Jean de Meung, tra il 1237 e il 1280. Il successo fu immenso, tanto che il testo fu uno dei più copiati per tutto il Medioevo: di esso, ci rimangono oggi all'incirca 300 manoscritti, molti di essi miniati da ricche illustrazioni. Questa risale alla fine del Quattrocento.
Con il Rinascimento, il bacio comincia ad avere la sua espressione figurativa. Ormai si è liberato da quell’aura di peccato ed è riconosciuto come espressione di affetto e di amore. Francesco del Cossa - Trionfo di Venere 1469-1470, Ferrara - Palazzo Schifanoia, salone dei Mesi.
A partire dal Cinquecento il bacio acquista sempre più espressione pittorica, anche se spesso in contesti moraleggianti di condanna della dissolutezza e degli amori facili. Tra questo tipo di immagini, paradigmatico è il dipinto la Lussuria del fiammingo Jacques de Backer, conservato nel museo di Capodimonte (Napoli). Esso fa infatti parte della serie I sette vizi capitali, che è databile nella seconda metà del Cinquecento.
De Backer, Jacques (1545-1600) La Lussuria
A partire dal Cinquecento, gli artisti utilizzano il pretesto mitologico e rappresentano il bacio, che si fa sempre più esplicito e sensuale, tra dei o eroi dell'antichità. Correggio ripropone il mito di Io, sacerdotessa del tempio di Hera. Io rifiutava l'amore di Zeus e allora il dio si trasformò in una nuvola per poterla sedurre: il pittore rappresenta proprio il momento in cui Io, seduta, si abbandona con passione al bacio di Giove, che la stringe tra le braccia. Correggio, Giove e Io, 1532
Rappresentando dei e figure mitologiche, l'artista poteva concedersi una audacia e una sensualità che sarebbe stata impensabile nei secoli precedenti. Bronzino, “Allegoria del trionfo di Venere” (1540-1545)
Ancora mitologia. Ancora divinità molto, molto umane. E qui si riconosce il pennello di Rubens. Issione con la ninfa Nefele nelle sembianze di Era; Pierre Paul Rubens (1615), Musée du Louvre, Paris
Siamo nel periodo caratterizzato dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione francese. Ancora un bacio in ambiente domestico e questa volta protagonisti non sono dei, semidei, ninfe o eroi, ma uomini e donne mortali. Il bacio si caratterizza non più come allegoria o come episodio mitologico, ma come affare privato, sorpreso nell'intimità di alcove o di luoghi nascosti. L'atmosfera è sempre più spregiudicata e priva di inibizioni e anche il bacio si fa sempre più intenso e disinibito. Jean Honoré Fragonard, il bacio rubato, 1786 Jean-Honoré Fragonard - L'instant désiré ou les amants heureux, 1767-1771
In pieno Neoclassicismo, Canova ci lascia scolpito nel marmo forse uno dei baci (o attesa del bacio) più belli della storia dell'arte. Armonia, eleganza e grazia convivono in un mirabile equilibrio. Naturalezza ed espressività fanno di questo gruppo scultoreo un capolavoro di tutti i tempi. Antonio Canova, Amore e Psiche, 1787-93, marmo, Parigi, Museo del Louvre.
Veniamo all'Ottocento. Icona del Romanticismo italiano è senz'altro il quadro più famoso di Francesco Hayez, Il bacio, conservato nella Pinacoteca di Brera. Il dipinto, pur ambientato in epoca medievale, in realtà è un'opera del suo tempo e si ricordi che siamo in pieno Risorgimento. E' lecito vedere nell'uomo della coppia il patriota che saluta la sua amata prima di partire per la battaglia o magari per l’esilio. E in un film d'ambientazione risorgimentale, quest'opera trova una celebre citazione. Luchino Visconti, infatti, in una scena del suo film "Senso", si ispirò a questo celebre bacio. Qualche anno prima, nel 1823, Hayez aveva dipinto la scena di un altro bacio, quello tra Romeo e Giulietta. L'impostazione delle figure è simile, anche qui l'uomo è sul punto di andare via, mentre la donna si abbandona al suo abbraccio. Francesco Hayez, ''Il bacio'' - 1859 Luchino Visconti, Senso, 1954 Francesco Hayez - L'ultimo bacio dato da Giulietta a Romeo, 1823
Quello dei Preraffaelliti fu un movimento pittorico, quasi una confraternita, che si sviluppò in Gran Bretagna in epoca vittoriana. Si caratterizzò per il rifiuto assoluto dell'accademismo, propugnando il ritorno della pittura alle origini, al periodo anteriore a Raffaello, colpevole, secondo i preraffaelliti, di aver "inquinato l'arte esaltando l'idealizzazione della natura" e di aver realizzato la bellezza tradendo la realtà e la verità. Frank Dicksee e Ford Madox Brown non aderirono propriamente a quel movimento, ma ne furono molto vicini e le loro opere vengono considerate preraffaellite. In questi dipinti entrambi mettono su tela lo stesso soggetto, il bacio tra Romeo e Giulietta sul celebre balcone. Ford Madox Brown - Romeo and Juliet (1870) Frank Dicksee - Romeo and Juliet (1884)
Ancora un'altra raffigurazione dello sfortunato amore di Romeo e Giulietta, questa volta dell'italiano Giacomo Previati, tra i massimi esponenti della corrente del Divisionismo italiano. Il Divisionismo è una variante del Puntinismo, di derivazione Impressionista e si caratterizza per il rifiuto della mescolanza dei colori e per l'accostamento delle tinte pure, in singoli punti o linee. Gaetano Previati, Il bacio, 1889
Questo pittore francese si oppose al movimento Impressionista e continuò a sviluppare il Neoclassicismo e la pittura accademica. Singolari questi due dipinti che raffigurano l'episodio, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, della statua di Galatea che prende vita, da due diverse e opposte angolazioni. Jean-Léon Gérôme, Pigmalione e Galatea, 1890
Toulouse-Lautrec è stato un pittore post-impressionista francese, famoso per aver illustrato la vita del bohémien, le ballerine del Moulin Rouge e la vita nei bordelli pargini, soggetti spesso trasgressivi per l'epoca. Henri de Toulouse - Lautrec, A letto, il bacio, 1892 Henri De Toulouse-Lautrec, Il bacio, 1893
Questo è il celebre gruppo scultoreo Il bacio (Le Baisier) di Auguste Rodin. Inizialmente intitolata Francesca da Rimini, l'opera raffigura l'unione tra Paolo e Francesca, narrata nel V Canto della Divina Commedia di Dante. La scultura suscitò notevole scandalo al suo tempo, per la semplice nudità dei corpi e per la passione che emana da quell'abbraccio e dal bacio. La composizione è triangolare ed è fatta per essere vista da ogni lato. Rodin è considerato, insieme con Michelangelo, lo studio del quale influì notevolmente sullo scultore francese, uno dei più importanti artisti ad utilizzare la tecnica del “non finito”, in cui la forma pare imprigionata nel blocco di marmo, da cui sembra emergerne. L'altra opera è sempre di Rodin, L'eterna primavera. Auguste Rodin, Il bacio, 1888-89, Musée Rodin, Parigi Auguste Rodin, L'eterna primavera, 1884, Musée Rodin, Parigi
Munch ha dedicato molte opere al rapporto uomo-donna. Queste qui mostrate, raffiguranti una scena di bacio, ci colpiscono per la mancanza di tenerezza e di gioia e per la loro cupezza. I corpi senza volto, avvinghiati tanto da essere indistinguibili l'uno dall'altro, sembrano lottare più che scambiarsi affetto. L'abbraccio è sì sensuale, ma anche ambiguo e carico di tensione. Più che uno scambio di amore, vediamo qui una volontà da parte di entrambi i membri della coppia di sopraffare l'altro, di annullarlo assimilandolo a sé. Non due identità che si incontrano e si amano, ma due solitudini senza volto che cercano di annullarsi a vicenda. Edvard Munch, ''Bacio alla finestra'' - 1892 Edward Munch, Il bacio - 1895 Edvard Munch, Bacio - 1897
Apriamo il capitolo sul Novecento con il bacio più famoso di questo secolo, quello di Klimt. Gustav Klimt era un pittore austriaco, uno dei massimi esponenti dell'Art Nouveau, protagonista della secessione viennese. Il dipinto ha un aspetto bidimensionale, in quanto lo sfondo dorato annulla l'idea di profondità spaziale. In esso vediamo una coppia di amanti abbracciati, in ginocchio su un prato fiorito. La tunica maschile è decorata con forme quadrate e rettangolari, mentre in quella femminile dominano linee e modelli floreali. Un'aura dorata circonda e racchiude la coppia, costituendo una sfera all'interno della quale l'uomo e la donna sembrano appartenere ad un unico corpo e costituire una forma unica. L'immagine riesce ad immortalare quell’attimo in cui il conflitto tra il maschile e il femminile si risolve in armonia e si realizza una sorta di compenetrazione tra i due universi. Gustav Klimt, ''Il bacio'' - 1907-1908, Galleria del Belvedere di Vienna
Lo scultore di origine rumena Costantin Brâncuși realizzò più di una scultura raffigurante il bacio tra uomo e donna. La scultura è squadrata e spoglia, priva di particolari e di movimento, eppure molto espressiva. Brâncuși elimina tutto ciò che è superfluo e semplifica, fino a ridurre le forme all’essenziale, per comunicare con la sua opera il messaggio più importante: la felicità di un uomo e una donna che si amano a tal punto da divenire una cosa sola (come i due occhi e le due bocche che diventano uno). La bellezza di quest'opera sta nel blocco di pietra da cui emergono, appena accennate, le forme delle due figure che, per la loro mancanza di particolari, possono assurgere a rappresentare la coppia universale. "La semplicità non è altro che una complessità risolta", dichiarò l’artista sempre alla ricerca delle forme pure e semplici o della sintesi assoluta. Brâncuși, con le sue forme antinaturalistiche e stilizzate, ispirò la scultura del ventesimo secolo e l'arte astratta in generale. Costantin Brâncuși, Il bacio, 1907 Costantin Brâncuși, Il bacio, 1916
Anche il pittore russo Marc Chagall ha dipinto più di un'opera raffigurante il bacio. La più nota è senza dubbio "Il compleanno", realizzato nel 1915, nel giorno in cui Chagall compiva il suo ventottesimo anno. Molti suoi dipinti hanno come oggetto l'amore per la sua cara moglie Bella Rosenfeld, che amò intensamente fino alla morte di lei nel 1944. Entrambi si librano in volo e fluttuano nella stanza e la posizione innaturale e impossibile della testa di lui, girata per baciare l'amata, esalta ancor di più il sentimento di tenerezza che pervade la figura. Chagall, nel momento in cui dipinge questo quadro, è appena ritornato da un viaggio a Parigi, dove ha conosciuto il cubismo e le sue istanze di scomposizione delle immagini e di forzatura della prospettiva tradizionale, e il fauvismo di Matisse, che affermava di rappresentare le emozioni attraverso i colori. Chagall non aderì mai a nessun movimento in particolare, ma senza dubbio recepì le istanze delle avanguardie europee, coniugandole con la sua sensibilità personale di pittore ebreo e russo, legato alla cultura e alle tradizioni della sua gente. Qui i colori sono compatti, caratterizzati da forti contrasti cromatici, mentre le forme sono rese con tratti semplici ed essenziali. Marc Chagall, Il compleanno (1915) Marc Chagall, Gli amanti in blu (1914) Marc Chagall, Gli innamorati in verde (1914)
Il cubismo dissolve la prospettiva tradizionale e spezza la superficie pittorica, potenziando l'essenzialità delle forme e dei volumi e scomponendo l'immagine in tanti tasselli, ognuno dei quali registra un punto di vista diverso. "Il bacio" del 1925, è opera forte e inquietante, da cui traspare un erotismo primordiale, materiale e carnale, e in cui la figura maschile travolge quasi con violenza quella femminile. Le membra dei corpi avvinghiati, sezionate e scomposte, rendono l'immagine ancora più perturbante ed esprimono efficacemente la visione spietata e tragica che Picasso aveva del sentimento amoroso. Qui il bacio richiama esplicitamente l'unione sessuale tra l'uomo e la donna: una sola bocca li unisce ed è raffigurata in modo da richiamare l'organo sessuale femminile, mentre i nasi richiamano quello maschile. Pablo Picasso, ''Il bacio'', 1925 Pablo Picasso, ''Il bacio'', 1969
Forse questa non è l'opera più significativa dello scultore e disegnatore sardo Francesco Ciusa, famoso soprattutto per la scultura La madre dell'ucciso, ma l'intensità e la morbida plasticità di questo bacio scolpito nel gesso lasciano il segno. I due corpi sono vicini, uno di fronte all'altro, fermi; non sono proiettati nello spazio dall'impeto amoroso come era per il Bacio di Rodin. Qui il movimento è lento, fatto di tensione muscolare che vediamo ad esempio scolpita nella schiena dell'uomo e nel collo della donna. Il velo che copre le teste conferisce all'atto del bacio un' aura di segreto riserbo, come a voler ribadirne l'intima sacralità.
Francesco Ciusa, Il bacio, 1922
Sembra che la celebra pittrice polacca dell'Art decò Tamara De Lempicka abbia tratto ispirazione per questa sua opera dal Bacio di Hayez, di cui realizzò a matita un “d’Après”. Ma qui i due antichi amanti in costumi medievali sono sostituiti da una coppia moderna, che indossano la mise “a la page” degli anni Venti, sciarpa di seta bianca, mantello e cilindro. La donna poi non si abbandona dolcemente e docilmente all'abbraccio dell'uomo, ma con il suo sguardo elegante e raffinato ma freddo e maliardo e la sua mano deformata come l'appendice di un insetto, appare più come una mantide che avvolge la preda, ormai completamente aggiogata. Gli anni Venti furono gli anni folli e ruggenti che precedono la Grande crisi. Durante quel periodo l'eccentrica artista si trovava a Parigi, dove venne a contatto con i pittori cubisti e futuristi. La pittura della De Lempicka fu fortemente visiva e disinibita, sensuale e scandalosa.
Lempicka, ''Il bacio'' - 1922
Molti temi dell'opera di Magritte sono presenti in questo celebre dipinto. Qui vediamo un bacio appassionato molto particolare: i volti dei due amanti sono coperti da un drappo bianco, le cui morbide pieghe ricordano quelle delle sculture elleniche. La contemplazione dell'immagine genera angoscia: si vede raffigurato un bacio privato della vista e di un vero contatto, si assiste a un incontro e nello stesso tempo all'impossibilità di uno scambio vero. Il drappo simboleggia l'impossibilità della comunicazione e priva i due personaggi del volto. Gli individui sono anonimi, senza un'identità che li caratterizzi. Non riconoscendosi come individui, non possono neanche sperare di stabilire una relazione. Quest'immagine parla di impossibilità di comunicazione, ma anche di morte. I due drappi bianchi sulla testa ricordano infatti i sudari che avvolgono le salme. I due amanti sono privati dei sensi della vista e del tatto, dell’esperienza sensibile, proprio come i defunti. Secondo alcuni critici il motivo di questi panni sul volto sono da rintracciare nel suicidio della madre del pittore avvenuto nel 1912, quando l'artista aveva solo 14 anni. La donna si gettò nel fiume Sambre con una camicia da notte avvolta sulla testa. Caratteristica comune a tutte le opere di Magritte è l’assenza di razionalità cosciente, il privilegiare costantemente la dimensione onirica, tematiche tipiche del movimento surrealista. René Magritte , ''Gli amanti'', 1928
Dopo quello surrealista, non poteva mancare il bacio futurista. Nel Manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo" del 1915 Balla e Depero si autoproclamano astrattisti futuristi e inneggiano ad un universo gioioso «coloratissimo e luminosissimo»... E infatti nell'opera di Depero si concretizza quella che era la spinta ideale del Futurismo, cioè quella di "portare l'Arte nella vita" . E con Depero l'arte entrò veramente nella vita quotidiana della gente, e lo fece grazie alla pubblicità, all'arredamento, agli allestimenti teatrali, alla moda, all'architettura, e via dicendo. Suo infatti è il disegno della bottiglietta della Campari Soda. Fortunato Depero, Bacio a Venezia, 1944-46
Ed ora un po' di scatti celebri, che hanno fatto la storia della fotografia e non solo. Cominciamo forse dalla foto più famosa, simbolo della fine della seconda guerra mondiale. Fu scattata a Time Square, New York City, il 15 agosto 1945 da Alfred Eisenstaed, il giorno della resa del Giappone che sancì anche la fine della Seconda Guerra Mondiale. Alfred Eisenstaed, V-J Day in Times Square, 1945
Altra celebre foto, del fotografo francese Robert Doisneau. "Bacio davanti all'hotel De Ville" fu scattata nel 1950, a una coppia di ragazzi che si baciavano lungo le caotiche vie di Parigi mentre Doisneau stava realizzando un servizio fotografico per la rivista statunitense Life. In verità si tratta di una falsa istantanea, perché lo stesso fotografo ammise più tardi che si trattava di due attori, ma non per questo l'immagine perde il suo fascino.
Robert Doisneau, Le Baiser de l'Hotel de ville, 1950
Gianni Berengo Gardin scattò molte foto in argomento. Qualcuno infatti l'ha definito "il comunista che rubava i baci". Questo brano è tratto da una sua intervista: "Dovete sapere che nel 1953 in Italia era proibito baciarsi per strada. Potevano arrestarti per oltraggio al comune senso del pudore. E invece in quegli anni ero andato a Parigi e avevo visto che tutti si baciavano per strada, con una libertà incredibile. Questa cosa mi ha scioccato e così ho cominciato a fotografare i baci a Parigi. Ero anche un po’ invidioso… (sorride) Da quel momento ho continuato a fotografare i baci, perché per me i baci rimangono una cosa proibita dallo stato. L’idea romantica del bacio rubato, mi è rimasta." Personalmente trovo la più emozionante quella scattata a Parigi nel 1954. Il tram dietro la coppia, la bicicletta dietro il tram, la panchina sgangherata, il quotidiano sotto la borsetta: tutti elementi caratterizzati dal movimento o dal rimando al tempo che passa e cambia le cose. Solo i due amanti che si baciano sono eterni, immobili e immutabili nel loro essere fuori dal tempo. G. Berengo Gardin, bacio, Venezia, 1959 Gianni Berengo Gardin, Milano (2012) Gianni Berengo Gardin - Parigi 1954
Erwitt è stato definito il fotografo della commedia umana. In effetti molte sue foto sono pregne di un sottile senso dell'umorismo, che si esplica soprattutto nella sua capacità di fare accostamenti insoliti, con eleganza e senza forzature, tra oggetti ed eventi del quotidiano, riuscendo nell'immagine a operare un rovesciamento di senso dell'evento ritratto e a metterne in luce anche il non-senso, l'elemento di contraddizione o di irrazionalità. In questa foto, delicatezza e senso dell'umorismo si sposano con grazia raffinata, restituendoci un'immagine di grande espressività e di amore per tutti gli aspetti e le faccende della vita. Elliott Erwitt - Santa Monica, California 1955
La foto esprime una grande vitalità e anche tanta tenerezza. Il contesto e lo stile sono agli antipodi, ma guardando la foto mi è venuto in mente il dipinto Il compleanno di Chagall. Come il personaggio del pittore russo, che costringe il suo corpo a una torsione innaturale del collo e del busto per baciare l'amata, anche in questa foto l'uomo offre il suo bacio calando giù dall'alto verso il basso, in una posizione del tutto insolita. Ma proprio questa forzatura, questo costringersi a un movimento anomalo, accentua la forza e la tenerezza di quell'atto di amore. La donna, come la terra, è un centro di attrazione e infatti l'uomo si sporge verso di lei assecondando la forza di gravità. Frank Q. Brown - California National Guardsman hanging out window of train, kissing his wife good- bye, California, 6 Settembre 1950
Questa foto nel 2011 fece il giro del mondo, entrando presto nell'immaginario collettivo e divenendo un'icona, tanto che da allora non c'è quasi manifestazione senza foto di bacio di manifestanti tra le cariche della polizia. Siamo a Vancouver, dopo una partita di hockey fra la squadra locale dei Canucks e quella americana di Boston. Gli statunitensi stravincono (4-0) e i tifosi canadesi si infuriano. Scoppia una guerriglia urbana con la polizia e molti finiscono all'ospedale. L'autore della foto è Richard Lam e lo scatto è divenuto famoso come il Vancouver riot kiss. In realtà, come i ragazzi ripresi confessarono dopo, non si trattava di un bacio. La ragazza era caduta durante gli scontri e il ragazzo le stava facendo da scudo con il suo corpo parlandole nell'orecchio per tranquillizzarla. Solo un effetto ottico, dunque. Ma l'impatto sul web fu di portata mondiale e in effetti non si può negare la forza visiva di questa immagine di una coppia sull'asfalto che sembra baciarsi appassionatamente (a fuoco), tra un poliziotto in tenuta antisommossa con manganello e aria minacciosa in primo piano e la folla che scappa via (fuori fuoco).
L'artista newyorkese Roy Lichtenstein fu uno dei massimi esponenti della Pop Art, nata dall'incontro- contaminazione dell'arte con la cultura popolare americana dominata dall'immagine, immagine che proveniva dal cinema, dalla televisione, dalla pubblicità, dai fumetti, dai rotocalchi. In questo modo la Pop art trasformava in icone le immagini più note o simboliche tra quelle proposte dai mass- media, ma senza nessun intento dissacratorio o di denuncia. La Pop art piuttosto documenta, senza paura di contaminarsi con la cultura popolare, i cambiamenti di valori indotti nella società dal consumismo e la superficialità dei nuovi idoli o miti, creati dalla pubblicità e dai mass-media, in cui le masse popolari tendono ad identificarsi. Dal 1961 Lichtenstein inizia ad inserire sistematicamente nei suoi lavori elementi tipici del mondo della pubblicità, dei fumetti e dei fotoromanzi e ad utilizzare il puntinato Ben-Day, che diventerà una sua cifra stilistica inconfondibile. I punti Ben-Day (così chiamati dal nome dell’inventore Benjamin Day) sono il risultato di un processo di stampa che mette vicini due (o più) diversi punti colorati per ottenere un terzo colore. In passato i fumetti poco costosi e le riviste pulp usavano questa retinatura nei colori primari per creare in modo economico i colori secondari come il color carne. Lichtenstein produce quadri che sembrano vignette estrapolate da strisce di fumetti e ingrandite, ma li realizza con una tecnica che simula perfettamente la procedura di stampa. La retinatura, che una volta stampata è spesso invisibile a occhio nudo, nei suoi ingrandimenti prende invece una evidenza molto superiore. I puntini, insieme agli spessi contorni neri delle figure e ai colori accesi, diventano i tratti inconfondibili delle sue opere.
Roy Lichtenstein,''Il bacio'' - 1964
Le sculture di questo artista irlandese sono impressionanti. Tra le sue opere mi piace ricordare il gruppo di statue in bronzo "The Famine Memorial" del 1997, che costituisce un’opera commemorativa dedicata al popolo irlandese costretto ad emigrare nel corso del 19° secolo in seguito alla Grande Carestia. Questa statua raffigurante il bacio, invece, si trova di fronte al National Concert Hall di Dublino. La scultura non emana passione, i corpi non si abbracciano nemmeno. L'uomo e la donna sono uno di fronte all'altra con le braccia abbassate, senza toccarsi, tranne il contatto lieve delle labbra. Nella loro indeterminata nudità e nei corpi stilizzati, appaiono come gli archetipi universali di due universi distinti, che possono toccarsi, ma mai confondersi. Rowan Gillespie, The Kiss, 1989, Dublin, Ireland.
Concludiamo questa lunga rassegna sul bacio con una scultura che si trova nel Cimitero Monumentale di Milano. Si tratta de l'Ultimo Bacio, di Emilio Quadrelli, realizzato nel 1889 per la famiglia Volontè Vezzoli. L'ultimo addio di una donna al suo uomo. Non sarà un capolavoro riconosciuto, ma io la trovo molto commovente. La posizione di equilibrio precario della donna, il piede che spinge sul pavimento, i suoi capelli raccolti e nascosti dalla stoffa del fazzoletto, le mani che accarezzano la testa del suo uomo morto, sono tutti elementi che danno forza espressiva all'opera. E forse ci ricorda che, almeno nella nostra cultura, il primo e ultimo atto con cui due persone legate da amore manifestano quel legame è proprio il bacio, dalla madre che accoglie il proprio figlio venuto al mondo all'ultimo saluto verso la persona cara.
Emilio Quadrelli, L'ultimo bacio, 1889, Cimitero Monumentale di Milano.
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Edited by Sheil@ - 26/6/2015, 20:00
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